Niente lieto fine

Kevin Brooks è uno scrittore inglese nato nel 1959, conosciuto come scrittore di romanzi "Young Adult" (libri per ragazzi) nonché vincitore di una Carnegie medal per il discusso "Bunker Diary" e del Premio Mare di Libri per "L'estate del coniglio nero". Ha la capacità di raccontarci il mondo degli adolescenti con un filtro di oscurità e inquietudine che potrebbe non addirsi al genere in cui viene collocato. Lui stesso dice di non volere il lieto fine: «Non fa per me: spesso è solo una forzatura, rovina il realismo del racconto». E non cerca di romanticizzare l'adolescenza, i personaggi dei suoi libri vengono da situazioni familiari problematiche e spesso prendono decisioni moralmente sbagliate, soprattutto per la loro età. Spesso ci sono storie di musicisti, essendo lui stesso un ex musicista punk: ribellioni, violenze e abusi di droga.
Il mio primo impatto con Kevin Brooks è stato leggendo "Bunker Diary", un libro a dir poco distruttivo, che mi ha smontato tutto un mondo di «vissero per sempre felici e contenti» come se niente fosse. L'ho amato e odiato. Mi sono trovata a fine libro con più domande di quante ne avessi all'inizio eppure è stato illuminante; non vorrei esagerare dicendo che quel libro mi ha cambiato la vita, però dopo questa lettura la mia curiosità e i miei dubbi più che sulla trama si sono spostati sullo scopo e sulla storia dell'autore. Perché una persona dovrebbe scrivere un libro così crudo e poi metterci su una bella etichetta "Young adult"? Ma soprattutto, quale avvenimento potrebbe mai portarti a sentire il bisogno di scrivere questo libro? Nel libro si parla di una persona dall'identità sconosciuta che, forse per fare un esperimento, chiude sei persone senza alcuna connessione, con età e origini diverse in un bunker e sta a vedere cosa succede giocando a fare Dio. Scritto in modo coinvolgente con uno sviluppo sorprendente con un crescendo di speranza. Perché i ragazzi, e io stessa, lo leggiamo? Come grande estimatrice di Kevin Brooks posso dirvi che a leggere sempre libri scritti apposta per la mia fascia di età dove mi fanno credere che tutto andrà bene ci si annoia e ci si sente presi in giro; quando leggo un suo libro invece mi sento capita e so che qualcuno sa che anche i ragazzi sanno che non sempre tutto finisce bene. Al contrario di ciò che molti adulti credono, noi ragazzi non siamo chiusi dentro ad una bolla dove non passa nulla se non belle notizie. Quando nelle interviste gli viene chiesto come mai scriva libri per ragazzi lui risponde che spesso se lo chiede da solo e non sa bene perché, in fin dei conti gli viene bene e dice di affrontare il pubblico giovane allo stesso modo di quello adulto, l'unica differenza è il narrare una storia attraverso gli occhi di un quarantenne o di un adolescente. «Alle volte uno si sente incompleto edè solo giovane» dice Calvino ne "Il Visconte Dimezzato". Penso che rappresenti un sentimento molto comune negli adolescenti e posso dirvi che leggendo un libro di Kevin Brooks si vivono delle vite che ti rendono meno incompleto.
Beatrice Oliva
I libri di Annalilla
Articolo pubblicato sulla provincia pavese dei ragazzi del 23.10.17
Niente lieto fine C’è vita lì dentro - Cronaca - La Provincia Pavese