De André e la ribellione in musica.

Il 23 ed il 24 gennaio nei cinema di tutta Italia è stato trasmesso il film "Fabrizio De André- Principe Libero", non so darvi un'opinione in quanto dovrò aspettare qualche settimana per vederlo sulla Rai ,però colgo l'occasione per fare una piccola riflessione.
Faber ormai è presente in molte antologie scolastiche, canzoni come "Fiume Sand Creek" e "La guerra di Piero" vengono fatte ascoltare nelle classi dagli insegnanti di storia, insomma è presente nelle scuole.
Il problema è che spesso gli studenti lo vedono come un altro autore impolverato e ammuffito qualunque che ora devono studiare per forza perché l'insegnante ha detto così.
A questi studenti dico: vi giuro che De André è tutt'altro che ammuffito.
Fabrizio De André era un ribelle, un anarchico, uno spirito libero che raccontava la nuda e cruda verità. Con le sue canzoni veniamo trasportati dentro alle vite dei più svariati personaggi:dalla sventurata Marinella ai personaggi dell'antologia di Spoon River (ai quali dedica un album intero) fino a Carlo Martello di ritorno dalla battaglia di Poitiers.
Il tutto accompagnato da strumenti antichi e mediterranei, Faber studiò persino le ballate medioevali fino a diventarne maestro per prenderne ispirazione per le sue canzoni.
I suoi testi sono realistici fino ad essere espliciti, cosa che negli anni '60-'70 non veniva premiata dalle radio, le sue canzoni venivano filtrate dando ai giovani di allora un sentimento di ribellione verso la classica canzone italiana trasmessa su tutte le frequenze, da una parte una denuncia sociale mentre dall'altra una musica d'intrattenimento.
Questo è il punto su cui voglio concentrarmi: il tipico sentimento di ribellione e di voglia di libertà comune a tutti i giovani.
Un sentimento che oggi, secondo me, viene dato alle generazioni moderne con la musica rap e con la musica definita "indie", musica che si sente raramente in radio.
Da una parte la musica rap, cruda, esplicita, rumorosa e piena di giochi di parole veloci che ad un ascolto superficiale sfuggono; dall'altra un genere non molto definito in cui entrano numerose sottocategorie molto diverse tra loro, musica indipendente che parla di politica, di idee, di amori alternativi e dove il nome del gruppo spesso è più lungo del titolo della canzone.
Due generi che possono sembrare in conflitto ,se si pensa al fenomeno crescente dell'it pop all'interno della musica indie si vede una netta differenza, ma in realtà sono piuttosto legati l'uno all'altro.
Io sono nata due anni dopo la morte di De Andrè ,fortunatamente ho dei genitori che mi hanno passato la passione per la sua musica e come me molti altri. Io negli anni '70 non c'ero, non so davvero come ci si sentisse, se non per sentito dire. Se non siete ancora convinti del perché dovreste ascoltare De André vi consiglio di leggere qualche storia da "La mia prima volta con De André", una raccolta di ricordi di più di 300 persone fatta da Daniela Bonanni e Gipo Anfosso.
Le emozioni che lascia De André meritano di essere provate da tutti.
Beatrice Oliva