Il vecchio e il mare

12.03.2018

"Il vecchio e il mare" di Ernest Hemingway ha molto da dare e su cui far riflettere, seppur in modo velato. La lettura è stata suggerita alla mia classe dal professore di latino e letteratura e all'inizio non ho esitato a mostrare il mio scetticismo. 

Pubblicato per la prima volta nel 1952, il romanzo è valso all'autore il premio Pulitzer nel 1953 e il Nobel nel 1954. È ambientato a Cuba negli anni '50 e parla di un vecchio pescatore, Santiago, che da ottantaquattro giorni non riesce a pescare alcun pesce. Ogni giorno esce dalla sua baracca e si avvia sulla barca fiducioso che quello sarà il giorno in cui pescherà qualcosa di grosso. L'altro personaggio che può sembrare secondario ma che secondo me ha la sua importanza è Manolin, un ragazzo che aveva accompagnato Santiago per mare in un primo periodo ma che, visto l'insuccesso, viene costretto dai genitori a lavorare su un'altra barca. Manolin però persevera nel voler aiutare il vecchio, procurandogli cibo o giornali. In un giorno qualsiasi, all'alba, Santiago esce senza avvertire Manolin e sulla sua piccola barca si allontana dalla costa dell'Havana. Passano ore senza che succeda nulla, finché abbocca all'amo quello che sembra essere il pesce più grande che il vecchio abbia mai visto, deciso a non lasciarsi catturare. Inizia una lotta tra l'uomo e l'animale che dura tre giorni e li allontana progressivamente dalle luci del porto. L'interpretazione più interessante della storia è a parer mio la spiegazione del contrasto tra i due contendenti come metafora della lotta alla depressione, condizione molto diffusa. Sotto questa luce, assume molta importanza la scelta dell'autore di lasciare che il pesce non venga mai visto dal vecchio (solo alla fine) se non come una grossa ombra nera nascosta sotto la superficie dell'acqua: il pesce rappresenta un demone che, come la depressione, può essere difficile da vedere in quanto nascosto nell'interiorità, sott'acqua. Spesso durante i tre lunghi giorni in cui tutto il libro si svolge, Santiago pensa a quanto avrebbe voluto che il ragazzo fosse stato con lui per tenergli compagnia e aiutarlo a vincere lo scontro contro il pesce, o se stesso, così difficile da sopprimere da solo. Alla fine il vecchio sconfigge il suo avversario e faticosamente lo lega alla barca che lo sosteneva, di molto più piccola dell'animale-demone. Durante il ritorno, il pesce viene divorato e dilaniato dagli altri pesci, lasciando

che il vecchio ritorni a riva, dove Manolin lo attende impaziente. Nonostante sia rientrato con soltanto brandelli del grosso scheletro del suo nemico, Santiago è felice e in pace poiché, dentro di sé, sa che in realtà il vero vincitore era lui.
Katia Palamani

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