Gli anni rivoluzionari tra Woodstock e lotte sudamericane

Fabbrica del Vapore, Milano, in un'ex industria metalmeccanica, dedicata alla costruzione e alla riparazione di materiale per ferrovie, due mostre s'intrecciano e raccontano, sotto due prospettive differenti i mitici anni '60.
"Revolution" si focalizza sul mito, la spensieratezza, l'impegno, la partecipazione dei giovani alla lotta politica, una rivoluzione totale. Ci accompagna in un viaggio attraverso la musica, l'atmosfera, la cultura e la controcultura di un decennio che è stato denso non solo di avvenimenti, ma di ribellioni e di rotture. Dalla Swinging London a Woodstock non passano che tre anni, eppure, in quel breve lasso di tempo, si scatenano la protesta contro la guerra in Vietnam, i movimenti femministi e di liberazione sessuale, Black Panther, il '68. Lungo il percorso della mostra, accompagnati da sottofondo musicale, si spazia tra dischi, libri, manifesti, icone, moda e design, tutto ciò, insomma, che ha reso gli anni '60 ciò che rappresentano. "Che, tu y todos", invece, mostra l'altra faccia della medaglia di quegli anni, una rivoluzione che non si fa a suon di chitarra e slogan, ma attraverso una guerriglia che vede protagonista un uomo che mette al primo posto la liberazione di un popolo e di uno stato che non sono i suoi, ma che sente fratelli. Perché un uomo non è mai libero fino a quando tutti gli uomini sono liberi. La mostra ci scorta attraverso la vita non solo di Ernesto "Che" Guevara, ma di un popolo, di un'economia, di un continente che muta sotto ogni aspetto, fino a diventare, per il mondo socialista, una repubblica modello, su cui basarsi per costituirne altre, in Bolivia e persino in Africa. Eppure, dopo tanto furore, due fenomeni così diversi sono accomunati da una fine violenta e improvvisa: uno assassinato dai servizi segreti americani, gli altri troncati dall'avvento degli anni di piombo e dal terrorismo. Due imprese apparentemente incompiute che però hanno lasciato la speranza di un mondo migliore.
Due frasi delle mostre sintetizzano ed esprimono il sentimento legato alla propria rivoluzione. "La speranza di un mondo migliore, l'immagine per cui vale la pena rischiare la vita" evidenzia
l'ardore dei rivoltosi e il pericolo costante a cui si è esposti nel cercare di cambiare le cose e "Il miglior modo di predire il futuro è inventarlo", descrive una trasformazione radicale, senza spargimenti di sangue, un combattimento intellettuale.
Sofia Barana